~ Una Denominazione, una stessa annata, due stili completante differenti ~
Ho recentemente avuto modo di degustare alla cieca due grandi espressioni di Barbaresco.
I due calici si presentavano completamente differenti. Uno era cupo, profondo, mattonato. Il secondo diuna tonalità più brillante, nitida, granato di base ma con ancora riflessi rubino.
Il prima era il San Stunet San Stefanetto di Piero Busso, un vino che già solo all’occhio risultava avesse almeno due decadi allespalle. Al naso, ad uno sfondo aromatico complesso dove spiccavano torrefazione, spezie scure, notebalsamiche, si aggiungeva una piacevole viola appassita. Al palato, equilibrato con una alcolicità contenuta e un Tannino mitigato.
Il secondo vinoera il Rio Sordo Riserva di Produttori di Barbaresco. Un naso piacevolissimo di piccoli frutti rossi maturi
Il prima era il San Stunet San Stefanetto di Piero Busso, un vino che già solo all’occhio risultava avesse almeno due decadi allespalle. Al naso, ad uno sfondo aromatico complesso dove spiccavano torrefazione, spezie scure, notebalsamiche, si aggiungeva una piacevole viola appassita. Al palato, equilibrato con una alcolicità contenuta e un Tannino mitigato.
Il secondo vinoera il Rio Sordo Riserva di Produttori di Barbaresco. Un naso piacevolissimo di piccoli frutti rossi maturi
con spaziatura delicata, classico, fresco. In bocca un tannino nitido, integrato nella struttura del vino.
Raffinato e lungo.
''Saranno sicuramente due annate diverse'', esordisco io, tra me e me. Svelate le
''Saranno sicuramente due annate diverse'', esordisco io, tra me e me. Svelate le
bottiglie: entrambe 2011. Una vera sorpresa. Due espressioni completamente diverse, di una stessa
annata.
Oltre alla tecnica viticola e all’annata di produzione, è l'interpretazione del produttore attraversola tecnica enologica in cantina a conferire le differenze riscontrate in degustazione. La tecnica enologica,le scelte in cantina, determinano il risultato diverso. I lieviti selezionati o indigeni, macerazioni lunghe o
corte, la temperatura di fermentazione alcolica, il tipo di legno e la durata di affinamento, la gestione
dell’anidride solforosa e molti altri parametri sono alla base del risultato che poi si apprezza nel calice.
In conclusione, non è sempre l’annata a fare grande il vino (ad eccezione che non sia una pessima stagione per la maturazione), ma la filosofia e l’interpretazione del produttore che dispone di scelte diverse per dare la sua tipicità a quello che poi viene riconosciuto da uno stesso sigillo: il Barbaresco- inquesto caso del 2011.
Saper comunicare un vino diventa sempre più importante, sopratutto verso coloroche non hanno la conoscenza del territorio di produzione delle tradizioni e del vitigno alla base di questeprestigiose denominazioni.
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